Una domanda frequente che viene rivolta non solo online, ma anche a chi lavora in Idrika, riguarda gli effetti del calcare sulla salute dell’uomo. L’interrogativo nasce dalla convinzione che le incrostazioni di calcare che avvolgono i nostri rubinetti possano generarsi anche nelle reni. Effetto, per cui per alcuni, potrebbe creare quella che volgarmente è definita “renella”. Diciamo subito che il calcare non fa male. Se gli ioni che lo compongono non superano i limiti di legge che definiscono l’acqua potabile. Viceversa, il calcare fa male – e molto – agli elettrodomestici e alle tubature domestiche (e non solo). Nei prossimi paragrafi vedremo nel dettaglio quali sono le conseguenze del calcare sull’essere umano e… per cosa dovremmo realmente preoccuparci.
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Il calcare non fa male alla salute
Abbiamo detto che gli ioni che compongono il calcare, se mantenuti entro i limiti di legge, non fanno male alla salute. Per capirci, vediamo cosa compone le incrostazioni che infestano bagni e rubinetti. Si definisce in maniera impropria “calcare” quell’insieme di incrostazioni bianche che, in realtà, sono composte da calcio e magnesio.
Come visto altrove, il calcio serve allo sviluppo delle ossa e alla coagulazione sanguigna; mentre il magnesio agisce positivamente su metabolismo e attività cardiovascolare. Non è un caso che acque ricche di magnesio e di calcio siano suggerite a donne in menopausa e sportivi. Persino ai bambini non si consiglia un’acqua eccessivamente priva di calcio.
Altro discorso, ovviamente, è parlare di acque eccessivamente “dure”, indicate nei “parametri indicatori” del Decreto legislativo 31/2001. Acque oltre i 50 °F sono però estremamente rare nelle condutture delle nostre città.
Più facile ragionare di calcoli renali, piuttosto che di calcoli economici
Come tutte le “fake news”, per poter circolare è necessaria la credibilità delle argomentazioni. Diciamo sin da subito che la medicina ha valutato per lungo tempo la reale provenienza dei “calcoli renali”. Una spiegazione sull’argomento lasciato in sospeso da molti anni. Anche quando però è apparso chiaro che magnesio e calcio non hanno responsabilità sulla formazione della “renella”, la storia del calcare che causa i calcoli ha continuato ostinatamente a fare vittime.

Perché? Un po’ perché è facile immagine quelle incrostazioni piccole nei nostri tessuti, un po’ perché una spietata e disonesta strategia commerciale è andata avanti in spregio della verità. È apparso più facile convincere i cittadini ad acquistare impianti di addolcimento dell’acqua per una questione di salute, piuttosto che per una questione di portafoglio. Ragionare sui denari richiede – per quanto sia facile – calcoli economici; per ragionare sulla salute bastano calcoli renali e un po’ di paura.
Calcare e denari
Il motivo per cui una norma del 2019 suggerisce di installare gli addolcitori è da ricercarsi nell’obiettivo di ridurre lo spreco di energia e di allungare la vita degli elettrodomestici. Basterebbe questa argomentazione a spiegare perché gli addolcitori sono necessari. Le incrostazioni di calcare:
- Riducono infatti la vita degli elettrodomestici che usano l’acqua, come, in crescendo di gravità, lavastoviglie, scaldabagno, caldaia e lavatrice.
- Inficiano la resa stessa del lavaggio, poiché questo tende a restituire capi meno morbidi, attivando il circolo vizioso di:
- Un uso maggiore di ammorbidenti
- e una consunzione accelerata dell’abbigliamento.
- Causano un maggiore consumo di detersivi. Non solo l’ammorbidente succitato, ma anche anticalcare per i sanitari.
- Riducono la portata d’acqua delle condutture domestiche, causando uno spreco di energia anche ingente nella produzione di acqua calda per il sistema di riscaldamento degli ambienti.

Il calcare non fa male a noi, ma agli elettrodomestici
Da un lato il calcare danneggia gli elettrodomestici (e non solo), dall’altro bere acqua senza magnesio e calcio rischia di impoverire fortemente l’alimentazione dell’essere umano. Come avere, dunque, un’acqua addolcita per il riscaldamento e la lavatrice e poter comunque bere e cucinare usando acqua “sana”?
In primo luogo l’installazione dell’impianto di addolcimento deve essere eseguita da un tecnico specializzato e informato sia sul dispositivo in sé, che sulle qualità chimiche che deve avere l’acqua. Solo questi, infatti, potrà impostare con consapevolezza i filtri dell’addolcitore, in modo tale che la perdita dei sali non sia pregiudizievole della salute dell’utente.
In secondo luogo, come riportato nelle nostre Domande frequenti sull’addolcitore, “è possibile prevedere una linea per l’acqua non trattata e lasciare quella addolcita solo per il funzionamento degli elettrodomestici”.