A cosa servono i minerali contenuti nell’acqua?

Il controllo dell'etichetta di una bottiglia d'acqua

Come abbiamo osservato più volte, l’acqua non si compone solo di idrogeno e di ossigeno. L’acqua “pura” (ossia composta solo da H2O) non solo non esiste in natura, ma serve a ben poco. Nei paesi economicamente avanzati, l’apporto dei minerali contenuti nell’acqua è pari – a seconda dell’elemento – all’1-20% del fabbisogno dell’essere umano. Una quantità non secondaria, a cui va associato un ulteriore vantaggio: i minerali dell’acqua sono assimilabili più velocemente rispetto a quelli contenuti nelle molecole complesse, tipiche degli alimenti. Spesso, tuttavia, si resta stupiti dalle etichette dell’acqua minerale? Perché tanti elementi e, soprattutto, fanno male? Cerchiamo di fare chiarezza e vediamo insieme quali sono i minerali generalmente contenuti nell’acqua che beviamo.

Sodio | Potassio | Calcio | Magnesio | Cloruro
Solfati | Bicarbonato | Fluoro | Nitrati

Sodio

Il sodio viene tipicamente dalle rocce, di cui è un elemento costituente. Si trova quindi nell’acqua soprattutto grazie al suo scioglimento in letti di fiumi, falde e altri acquiferi. Il fabbisogno giornaliero per un adulto è di circa 4 grammi. La sua funzione è quella di regolare la permeabilità delle membrane cellulari. Come si apprende dal sito del Ministero della Salute, “Casi di carenza sono rari, mentre tendenza ad assunzioni eccessive con la dieta può associarsi ad ipertensione arteriosa”.

Potassio

Il potassio, rispetto al fabbisogno giornaliero, è presente in piccole quantità nell’acqua. Lo si trova in acque mediamente mineralizzate nella concentrazione di 1 mg/L. La scarsa presenza ha suggerito di non normarne la presenza. Si tratta comunque di un minerale molto importante per l’attività dei muscoli, ritenzione idrica e pressione osmotica.

Calcio

Il calcio è uno dei minerali più “pop”, uno – per intenderci – dei più dibattuti negli spot televisivi e dei più attenzionati dai consumatori. Quello che viene comunemente definito “calcare”, infatti, è l’unione del calcio con il magnesio ed è il motivo per cui molti fanno ricorso agli addolcitori: per non permettere all’acqua “calcarea” di danneggiare gli elettrodomestici. Al di là dell’inconveniente del calcare, il calcio è necessario per lo sviluppo del tessuto osseo, la regolazione della contrazione muscolare della permeabilità cellulare e per la coagulazione sanguigna. Alle donne incinta, ad esempio, si consigliano acque calciche.

Magnesio

Il magnesio è l’ “altra metà” del calcare. Il fabbisogno giornaliero dell’essere umano è di circa 500 mg. Questo minerale concorre alla nostra salute, intervenendo sulla costituzione dello scheletro, sul metabolismo e sull’attività cardiovascolare. Il magnesio, infatti, può contribuire alla dilatazione delle arterie ed è per questo motivo che, di solito, le acqua magnesiche (<50 mg/L) sono consigliate agli ipertesi.

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Cloruro

Il cloruro più conosciuto è quello di sodio, ossia il sale che usiamo per cucinare. Quando lo trovate sulle etichette dell’acqua, si fa riferimento al cloruri in generale, ma una forte presenza quello genera: il sapore salato dell’acqua. La legge non stabilisce un valore limite, ma difficilmente berrete acque commerciali o scorrerà dai vostri rubinetti acqua con concentrazioni di cloruri tali da farvela avvertire salata. I cloruri, comunque, agevolano la formazione dell’acido cloridrico nei succhi gastrici e, dunque, i processi digestivi.

Solfati

I solfati sono anioni che si riscontrano soprattutto in acque che scorrono in fiumi, laghi e falde sotterranee. I solfati (e lo zolfo in generale) ha proprietà purgative, soprattutto quando si associa al magnesio, perché agisce sulla peristalsi intestinale (le tipiche contrazioni della muscolatura liscia dell’intestino).

Bicarbonato

Il bicarbonato, come il cloruro, agevola la formazione dei succhi gastrici e favorisce dunque la digestione. Un’elevata quantità di bicarbonato deriva da acque provenienti da ambienti con rocce calcaree e può motivare l’indicazione sull’etichetta della dicitura “Contenente bicarbonato”.

Fluoro

Il fluoro è noto a tutti per la sua (pubblicizzata) presenza nei dentifrici. Si tratta in effetti di un elemento fondamentale per la salute dei denti e delle ossa, con cui tuttavia non bisogna eccedere. Quantità eccessive di fluoro possono infatti causare chiazze sui denti e alterazioni nelle calcificazioni ossee. È anche con questa consapevolezza che sono stati posti dei limiti nella concentrazione di fluoruri nell’acqua potabile di acquedotto (1,5 mg/L). Viceversa non ci sono – per legge – limiti nelle acque imbottigliate, le quali potrebbero però portare in etichetta la dicitura “fluorata”, laddove la presenza di questo elemento risulti particolarmente rilevante.

Nitrati

I nitrati sono un’altra dicitura che è possibile trovare spesso sulle etichette dell’acqua imbottigliata. Benché i nitrati si trovino in atmosfera e arrivino alle falde acquifere attraverso le precipitazioni, il loro valore è importante per un’altra provenienza: l’uso dei fertilizzanti. I composti azotati impiegati nella concimazione, infatti, si trasformano in nitrati e la loro presenza può diventare indice di inquinamento. Per questo motivo, secondo legge, la concentrazione massima non può superare i 45 mg/L per le acque minerali e 10 mg/L per quelle destinate agli infanti.

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