L’acqua che beviamo, terminologia base capire com’è

Durezza dell’acqua, residuo fisso, osmosi inversa… sei sicuro di sapere davvero tutto sull’acqua che beviamo?

Se bevessimo H2O pura, ci sarebbe ben poco da dire sull’acqua e sulla qualità che arriva al rubinetto. Ma per fortuna non è così. In realtà, nelle giuste dosi, abbiamo bisogno dei nutrienti contenuti nell’acqua che beviamo. Sono proprio questi i minerali presenti nel liquido. Essi determinano la qualità e gli effetti che possono avere sul nostro organismo. Nel tentativo di comprendere come funziona un depuratore o un refrigeratore, ti sarà capitato spesso di incorrere in termini tecnici. Vediamo di capirli, senza complicare troppo le cose.

Demineralizzazione
Durezza dell’acqua
Osmosi inversa
pH dell’acqua
Residuo fisso

Demineralizzazione dell’acqua che beviamo

L’acqua, di sorgente o di falda, si mineralizza a seconda del percorso che compie e delle rocce con cui viene a contatto.

Si tratta di un processo di trattamento dell’acqua, che sottrae minerali alla stessa. Spesso, per motivi soprattutto commerciali, si enfatizza la povertà di sali contenuti nell’acqua. Ma lasciando immaginare che l’optimus dovrebbe essere l’acqua distillata (ossia trattata fino all’eliminazione dei minerali). E invece non è così: se la demineralizzazione di un purificatore ben calibrato assicura la qualità dell’acqua, filtrarla in maniera eccessiva rende la sostanza poco nutriente e, in molti casi, dannosa. Salvo diktat del dietologo, insomma, la particella di sodio non deve essere condannata alla solitudine. 

Durezza dell’acqua che beviamo

Spettacolare esplosione di un pallone d’acqua (Foto di Umberto Salvagnin)

A meno che non la si raccolga per un “gavettone” o la si renda ghiaccio, associare la durezza all’acqua può apparire davvero contraddittorio. Eppure qualcosa di “solido” c’è: le acque dure tendono a creare incrostazioni, che chiamiamo “calcare”. 

La durezza dell’acqua è dunque un valore che indica la presenza di ioni di calcio e magnesio, contenuti in sali solubili (prevalentemente solfati, cloruri, nitrati, carbonati o idrogenocarbonati). Il livello di durezza è calcolato in Italia in gradi francesi (°f) e ci porta a distinguere le acque dolci da quelle dure, passando ovviamente per quelle medie. Di seguito la classificazione:

  • <4 °f: molto dolci
  • 4-8 °f: dolci
  • 8-12 °f: medio-dure
  • 12-18 °f: discretamente dure
  • 18-30 °f: dure
  • >30 °f: molto dure.

Le acque non dolci tenderanno dunque a creare incrostazioni, che si rivelano particolarmente dannose per elettrodomestici, macchinari industriali, tubature e capi di abbigliamento. Queste soluzioni saline sono corrosive e accelerano l’obsolescenza delle macchine; mentre – per quanto riguarda l’abbigliamento – interagiscono con il detergente durante il lavaggio e si inseriscono nelle fibre dei tessuti, infeltrendoli.

Alcuni gestori dell’acqua, applicando la politica della trasparenza, pubblicano i risultati di laboratorio a cui sono obbligati per monitorare la potabilità delle acqua. Tra queste azienda c’è anche l’Abc (Acqua Bene Comune), che tratta le acqua di Napoli. Sul sito ufficiale è disponibile una mappa da cui controllare l’esito degli ultimi esami di laboratorio. Nel nostro articolo sulla durezza dell’acqua di Napoli abbiamo trascritto i risultati di settembre 2019, evidenziando, tra l’altro, il numero di quartieri in cui scorre un’acqua con durezza superiore ai valori ritenuti non dannosi per elettrodomestici e vestiti.

Osmosi inversa

Come funziona l'osmosi inversa per i depuratori d'acqua che beviamo
Come funziona l’osmosi inversa

L’osmosi è un processo naturale che consiste nel passaggio di acqua da una soluzione più diluita ad una più concentrata. L’inversione a cui fa riferimento l’osmosi inversa avviene grazie alla pressione esercitata da una pompa, che fa passare l’acqua con un elevato contenuto di sali attraverso una membrana che filtra il liquido. In questo modo l’acqua che ha subito l’osmosi inversa risulta avere un minore residuo fisso: una riduzione percentuale di sali che dipende dalla macchina utilizzata. I depuratori di IDRIKA, conformemente a quanto stabilito dalla legge, permettono di regolare il livello di filtraggio in base alle esigenze del consumatore.

pH dell’acqua (alcalinità e acidità)

Il pH indica la concentrazione di ioni di idrogeno ed è un valore usato per classificare una sostanza quale neutra, acida o basica. La neutralità per l’acqua pura è di 7 pH, ma in natura l’acqua non è mai allo stato puro, per cui il valore può muoversi su uno spettro molto ampio. Le acque di falda hanno generalmente valori compresi tra i 6,5 e gli 8,5 pH (insomma dal leggermente acide al leggermente alcaline), mentre quelle di sorgente si attestano tra i 7 e gli 8 pH. 

Leggermente alcaline o leggermente acide, si tratta in ogni caso di valori che non incidono sulla salute dell’essere umano, poiché il nostro organismo ha la capacità di mantenere invariato il pH del sangue. Viceversa, forti variazioni di questo valore, ad esempio in una falda acquifera, sono utili ad indicare processi inquinanti che stanno variando la concentrazione degli ioni di idrogeno. 

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Il pH dell’acqua è molto rilevante anche per l’uso di macchinari o elettrodomestici, ma – ancor di più – per la sicurezza degli acquedotti. Un’acqua acida (<7 pH) può corrodere alla lunga le tubature, che potrebbero quindi liberare metalli pesanti in ciò che poi andremmo a bere. Viceversa un’acqua alcalina (>7 pH) origina incrostazioni e dunque occlusione delle tubature.

In sintesi:

  • Acqua acida < 7 pH
  • Acqua neutra  pH
  • Acqua alcalina >7 pH

Residuo fisso

acqua che beviamo
Cosa bolle in pentola? Anche il residuo fisso, ma non ti devi necessariamente preoccupare. Quella patina bianca – formatasi dopo diverse ebollizioni di acqua per la pasta – è formata anche dai sali dell’acqua.

Semplificando, possiamo dire che il residuo fisso è quella parte solida che resta dopo l’evaporazione dell’acqua che beviamo. Perché la valutazione sia scientificamente valida, l’acqua deve essere stata precedentemente filtrata, dopodiché la si versa in una capsula di platino e si procede a diverse fasi di riscaldamento (con conseguente evaporazione dell’acqua ed eliminazione di sostanze organiche e sali): 100°, 180°, 500° C. In questo modo è possibile valutare quali elementi sono contenuti nell’acqua, al di là dell’H2O. È da questo valore che traiamo poi alcune tra le più note definizioni dell’acqua, diventate di uso comune anche grazie alla loro commercializzazione. In base al residuo fisso riconosciamo le acque:

  • meteoriche (o minimamente mineralizzate): 10-80 mg/L
  • oligominerali: 80-200 mg/L
  • mediominerali: 200-1.000 mg/L
  • minerali (o ricche di sali minerali): 1.000-30.000 mg/L
  • salate: >30.000 mg/L.